Testimonianza di Don Bruno, 36 anni, sacerdote

È il primo novembre 2006, Solennità di Tutti i Santi. Suonano a festa le campane della chiesa parrocchiale di Scilla-Favazzina intitolata alla Beata Vergine Immacolata, mentre canti solenni e fumi di incenso si levano verso il Cielo. Il cuore è ricolmo di consolazione e gli occhi umidi.

Nella mia parrocchia e nella mia vita di prete esplode una novità meravigliosa: l’adorazione eucaristica perpetua. Gesù si fa dono 24 ore su 24 grazie alla generosa disponibilità di circa 350 adoratori! Dopo tre anni di evangelizzazione eucaristica culminata nella settimana missionaria portata avanti dalle Figlie di nostra Signora dell’Eucaristia e da don Roberto Pedrini, il sogno diventa realtà e il Tabernacolo si apre per non essere più chiuso.

Da quel giorno un vero e proprio miracolo d’amore si realizza quotidianamente nella vita della mia gente, scandito dai battiti di cuori eucaristici oranti che incessantemente si sforzano di accogliere l’amore di Dio per dare senso e vigore alla propria esistenza umana e alla propria testimonianza cristiana. Gesù, nel semplice candore dell’Ostia consacrata, esprime la Sua divina Signoria sulla storia, innestando nella comunità cristiana di Scilla un frammento di eternità, che permette allo spirito di dilatarsi all’infinito, travalicando gli angusti confini dello spazio e del tempo.

La chiesa è sempre aperta e qualcuno trema al pensiero di un impegno d’amore stretto con Cristo per tutta la vita: un coraggio soprannaturale che prolunga la follia della Croce per la salvezza dell’umanità; una dilatazione d’amore che si offre in riparazione di tutte le mancanze d’amore e di gratitudine verso Colui a cui ogni uomo deve tutto.


Davanti al Signore Gesù si piegano le ginocchia e si schiudono le porte dello spirito di tanti fratelli, alcuni dei quali non erano soliti frequentare la Chiesa. Molti di loro, dopo la preghiera si avvicinano e mi ringraziano: “Don Bruno avete fatto una cosa stupenda… grazie!”. Non posso fare altro che protestare commosso: “Non ringraziare me. Io non ho alcun merito.

Loda con me il Signore per essersi degnato di piantare la sua tenda eucaristica nel deserto della mia esistenza di prete e nelle tante povertà della nostra parrocchia. Lodiamo il Signore: Lui solo è l’autore di questo prodigio d’amore”. Dal primo novembre mi sento ancora più prete, attratto in modo “irresistibile” dall’Eucaristia e continuo ad implorare per me e per i fratelli che Dio ha affidato alla mia cura pastorale il dono di una fede matura, eucaristica e trinitaria, da alimentare nel grembo materno e fecondo della santa Chiesa, alla scuola di Maria, Regina dell’Eucaristia.

 Il sangue dell’anima è liquefatto quando sosta in adorazione, nell’attesa di “essere versato” per la salvezza di tutti, per la gloria di un Dio che, nella totalità del suo dono, suscita in me il desiderio di un’esistenza cristiana più coerente e radicale. Lui ha dato tutto per me…tutto il suo Sangue.

 Lui vuole tutto da me ed esige che il sangue dell’anima venga effuso attraverso la mia oblazione sacerdotale. Grazie Signore Gesù perché ti sei fatto e sei Eucaristia. Grazie Padre, per il dono del tuo Figlio e per Maria. Grazie per l’adorazione eucaristica perpetua che grida la tua fedeltà alla Chiesa, alla mia parrocchia e al mio sacerdozio. “

 

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