VENI, CREATOR SPIRITUS.

Lo spirito Santo trasforma il caos in cosmo

Catechesi tratta dal libro "Il Canto dello Spirito" di R. Cantalamessa.

La prima invocazione dell’inno, il “Veni creator Spiritus” dà tono a tutto l’inno.

  1. LO SPIRITO SANTO CREATORE NELLA TRADIZIONE

Il titolo di “creatore” dato allo Spirito Santo è il punto di arrivo e di partenza di tutto un filone della rivelazione biblica e della Tradizione della Chiesa.

Tra i Padri della Chiesa è Sant’Ambrogio, per primo, che dà il titolo di “creatore” allo S.S. Il Concilio di Costantinopoli del 381 per non creare confusione con il titolo di creatore, dato nel simbolo apostolico al Padre, lo sostituisce con quello di “Signore”: <<Credo nello Spirito Santo che è Signore>> che richiama sempre l’opposizione tra chi è servo: la creatura, e chi e padrone: il Creatore.

Così lo stesso Concilio non dà il titolo di “Dio” allo Spirito Santo, ma lo pone allo stesso livello del Padre e del Figlio, perché assieme al Padre e al Figlio è adorato e glorificato; riconosce la stessa dignità e lo stesso culto che al Padre e al Figlio, ciò equivale ad essere Dio.

Nella riflessione patristica la fede nello S.S. come creatore è fondata teologicamente sulla dottrina della Santa Trinità: poiché tutte le opere che Dio compie al di fuori di sé (come la creazione) sono comuni alle tre divine persone, perciò anche lo S.S. è Creatore con il Padre e il Figlio. Sant’Agostino, poi, porta a perfezione questo concetto sulla trinità concludendo che: <<in Dio tutto è comune, quando non è in causa la caratteristica propria di ciascuna persona. Dunque, anche la creazione è comune alle tre Persone”. E’ questa la dottrina sullo S.S. che è presente nell’inno “Veni creator”, composto nel IX sec. da Rabano Mauro abate di Fulda in Germania e arcivescovo di Magonza. Rabano, si rifà proprio allo “spirito di Dio” che aleggiava sulle acque di Gn. 1,2 per indicare come la potenza di tutta la trinità è all’opera nella creazione.

San Tommaso d’Aquino afferma che lo S.S. “è il principio stesso della creazione delle cose”.

  1. LO SPIRITO CREATORE NELLA SCRITTURA

Nell’attribuire allo Spirito un ruolo attivo nella creazione, i Padri si fondano sulla Bibbia. La Scrittura contiene l’idea dello Spirito “creatore” e i Padri della Chiesa fanno del titolo “creatore” una designazione propria dell’essere e della natura dello S.S. Di solito, la Bibbia, pone l’accento non sull’ontologia ma sull’aspetto funzionale e dinamico del termine creatore. Così lo Spirito agisce da creatore e fa le opere del Creatore.

Sant’Ambrogio afferma che lo Spirito Santo è autore della nuova creazione, in quanto lo fu della prima: egli ri-crea e rin-nova ciò che ha creato.

E’ soprattutto il N.T. che fa vedere gli interventi dello Spirito nella Redenzione, come altrettanti interventi nella creazione. Così la colomba che aleggiava sulle acque di Genesi 1,2, torna a librarsi sulle acque del Giordano. La sera di Pasqua, Gesù che alita sul volto degli apostoli, richiama il momento in cui Dio soffia in Adamo un “alito di vita” Gn. 2,7.

Nella Bibbia, troviamo altri accenni sempre più espliciti all’attività creatrice dello Spirito che si rifanno al testo di Gn. 2,7, <<Dalla parola del signore furono fatti i cieli, dal soffio (ruach) della sua bocca ogni loro schiera>> Sal.33,6; <<Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra>> Sal. 104,30.

 

  1. IL TITOLO DI “CREATORE”, UNA “STRUTTURA APERTA”.

 

Con il titolo di creatore, l’autore dell’inno, ha voluto esprimere una solenne professione di fede nella divinità dello Spirito Santo. L’inno è informa di preghiera, di invocazione e si prega lo S.S., mentre nel credo, simbolo apostolico, si parla dello S.S. Allora, proclamare che lo Spirito Santo è Creatore, significa che la sua azione non è ristretta alla Chiesa e alla storia della salvezza, ma si estende alla creazione stessa e va oltre essa.

Lo Spirito Santo agisce fuori e dentro della Bibbia; agisce prima di Cristo, al tempo di Cristo e dopo Cristo, anche se mai separatamente da Cristo. Infatti, Massimo il Confessore afferma: <<Lo Spirito Santo non è assente da nessuno degli esseri… E’ presente semplicemente in tutte le cose in quanto è lui che le tiene unite tutte e le vivifica; … è presente in tutti i cristiani in modo diverso e nuovo, facendone dei figli; è presente come autore di sapienza nei santi che mediante un tenore di vita divinamente ispirato, si sono resi degni dell’inabitazione>>.

Questo significa che lo S.S. non è solo dentro di noi, ma è anche al di fuori di noi e al di là noi stessi. Lo S.S. è incontenibile, è soffio, è vento libero e inafferrabile, permea tutte le cose e da nessuna è contenuto; riempie ogni cosa senza svuotarsi. Il libro della Sapienza 1,7 afferma: <<Lo Spirito del Signore riempie l’universo e abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce>>.

La costituzione apostolica Gaudium et Spes dice: Lo spirito di Dio che con mirabile provvidenza, dirige il corso dei tempi e rinnova la faccia della terra, è presente a tale evoluzione>>, all’evoluzione dell’uomo nel cammino religioso.

*   Una prima conclusione del titolo di creatore, dato allo Spirito, porta a riconoscere che: “il creato è opera dello Spirito Creatore, deturparlo, è contristare il suo autore, perché, dice la Sap. 12,1, <<lo Spirito incorruttibile di Dio è in tutte le cose>>”. Così anche il già citato salmo 104, 29-30: <<se togli loro il tuo spirito, muoiono, e ritornano nella polvere. Mandi il tuo Spirito, sono creati e rinnovi la faccia della terra>>. Ogni cosa è parte di un’armonia e di un ordine che è opera dello Spirito Creatore.

*   Seconda conclusione: “Anche l’ispirazione dei poeti e la creazione artistica, in tutte le sue manifestazioni, è opera dello Spirito Creatore, che, nello stesso tempo trascende tutte queste cose e non deve essere identificato con esse”.

  1. L’ESPERIENZA DELLO SPIRITO COME CREATORE.

La cosa più importante dello Spirito Creatore, non è comprenderlo o spiegarlo, ma farne l’esperienza. Il senso forte di creare è quello di trarre dal nulla (ex nilo), cioè dall’assenza di qualsiasi realtà e di ogni possibilità di divenirlo. Questo senso di creare ha una forte implicazione religiosa: “Invocare su di sé lo Spirito Creatore, è riportarsi, nella fede, a quel momento in cui Dio aveva ancora su di te ogni potere, quando non eri ancora che un “pensiero del suo cuore”, ed Egli poteva fare di te quello che voleva, senza ledere la tua libertà (è come ritornare nel seno materno ed essere riplasmati come a Dio piace e senza l’opposizione di alcuna nostra volontà contraria). E’ restituire a Dio la propria libertà. E’ un rimettersi, prontamente, come argilla tra le mani del vasaio; riconoscendo su di noi quello che dice Isaia: <<Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci dà forma>> Is. 64,7.

Invocare su di sé (o su gli altri) lo Spirito Creatore è abbandonarsi alla sovrana azione di Dio, in totale fiducia; è mettersi davanti a Lui nell’atteggiamento dell’umile creatura. Atteggiamento che è alla base di ogni autentica spiritualità.

Invocare lo Spirito Santo su di sé, è dare carta bianca a Dio, come fece Maria quando disse: <<Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto>> Lc. 1,38 e il Verbo si fece carne. Quello fu il momento in cui più chiaramente il Paraclito si manifestò al mondo come “Spirito Creatore”. Così Sant’Ambrogio sottolinea: <<Non possiamo dubitare che sia creatore quello Spirito che fu l’autore dell’incarnazione del Signore>>. I Padri vedevano in Maria la suprema manifestazione dello Spirito come Creatore. Didimo Alessandrino dice: <<La potenza creatrice dell’Altissimo costituì il corpo di Cristo, allorquando lo Spirito Santo giunse sopra la Vergine Maria>>.

Nel “Veni creator” non si invoca semplicemente la potenza divina, ma specificatamente l’azione creatrice propria dello Spirito. Lo Spirito Santo non è all’origine, ma al termine della creazione, come non è all’origine, ma al termine del processo trinitario. San Basilio, padre della chiesa della Cappadocia (330-379), specifica che: Il Padre è la causa principale, colui dal quale sono tutte le cose; il Figlio è la causa efficiente, colui per mezzo del quale tutte le cose sono fatte; lo Spirito Santo è la causa perfezionante. Più chiaramente, il Padre fa esistere per mezzo del Figlio e porta a perfezione per mezzo dello Spirito. Quindi l’azione creatrice dello Spirito è all’origine della perfezione del creato. Lo Spirito non è tanto colui che fa passare il mondo dal nulla all’essere (l’opera del Padre nel Figlio), quanto colui che lo fa passare dall’essere informe, all’essere formato e perfetto; Colui che fa passare il caos in cosmo (cioè il disordine in ordine e bellezza). Gn.1,2 <<Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso>>. Il Padre crea nel Figlio e lo Spirito presiede alla creazione, aleggia ponendo ordine e armonia. Sant’Ambrogio dice: <<Quando lo Spirito cominciò ad aleggiare su di esso, il creato non aveva ancora alcuna bellezza. Quando, invece, la creazione ricevette l’azione dello Spirito ottenne bellezza che la fece rifulgere come mondo>>.

Ora, l’azione creatrice di Dio non è limitata all’istante iniziale. Dio non è stato una volta creatore, ma lo è sempre. Dio governa con la sua Provvidenza il mondo, lo sostiene, lo anima e continuamente lo rinnova: “creare è fare, infatti, continuamente nuovo”. In questo continuo rinnovamento si inserisce l’azione dello Spirito che fa passare dal disordine all’ordine, dalla confusione all’armonia, dalla deformità alla bellezza, dalla vetustà alla novità. Egli è colui che sempre crea e rinnova la faccia della terra. Senza lo Spirito la creazione intera non può perdurare, né perfezionarsi. Questo a tutti i livelli: sia nel macrocosmo sia nel microcosmo, cioè sia nell’umanità intera sia nel singolo individuo. L’evangelista Marco, come gli altri, al cap. 15,33 annota che al momento della morte di Cristo “le tenebre ricoprivano tutta la terra”, questo era un ritorno al caos primordiale, un ritorno al disordine in cui l’umanità era caduta a causa del peccato. Un’antica omelia del III sec., in proposito scriveva: <<l’universo era sul punto di ricadere nel caos e di dissolversi per lo sgomento di fronte alla passione, se il grande Gesù non avesse emesso il suo Spirito divino, prima di morire, esclamando “Padre nelle tue mani consegno il mio Spirito” (Lc. 23,46). Ed ecco subito, al diffondersi dello Spirito divino, come rianimato, vivificato e consolidato, l’universo ritrovò la sua stabilità>>, il suo ordine, la sua armonia, la sua bellezza.

In questa grandiosa visione, è lo Spirito Santo che, ancora una volta, tiene saldo il mondo. Qui lo Spirito è quello stesso del Cristo che viene dalla croce; il caos non è più quello fisico, ma quello morale del male e del peccato, il cosmo non è più quello materiale, ma la Chiesa che è il “cosmo del cosmo”, l’ornamento del mondo.

Così, la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, a Pentecoste, nel Cenacolo di Gerusalemme, è una nuova creazione, è la nascita della Chiesa, è la trasformazione del caos linguistico di Babele, nell’armonia delle voci.

Applichiamo, ora, tutto questo, al “piccolo mondo”, al microcosmo, che è il cuore dell’uomo. Per cui l’azione dello S.S. si esplica nella vita e nel cuore dei credenti. Talvolta il cuore dell’uomo è come l’abisso di Gn. 1,2 ricoperto di tenebre e nel Sal. 64,7 si dice che il cuore è profondo, in scrutabile, un abisso.

C’è un caos esteriore e un caos interiore. Il nostro caos è quello del buio che c’è in noi, dei desideri, dei progetti, propositi, rimpianti contrastanti e in lotta tra di loro.

Un monaco certosino, che pur vivendo nella più alta contemplazione, faceva esperienza del vuoto e della necessità di essere riempito. Esperienza del deserto o l’aridità dell’anima che hanno avuto tanti santi. Diceva: <<Mi accorgo, Signore, che la terra del mio spirito è ancora inconsistente e vuota, che le tenebre ricoprono la superficie dell’abisso… Così è l’anima mia, mio Dio, così è l’anima mia. Una terra deserta e vuota, invisibile e informe, e le tenebre sono sulla superficie dell’abisso… Ma l’abisso del mio spirito ti invoca, Signore, affinché tu crei, anche da me, cieli nuovi e terra nuova>>.

Ora, quale luce mirabile getta, su questa esperienza universale di caos, la fede nello Spirito Creatore! Lo Spirito di Dio è ancora operante nel mondo. Intonando il “Veni creator”, noi diciamo: <<Vieni, Spirito Santo, aleggia e soffia anche sul mio caos, rischiara le mie tenebre (Sal. 18,29), fa anche di me un piccolo mondo, un cosmos, una cosa bella, armoniosa e pura, una “nuova creatura”>>.

Noi portiamo in noi stessi un vestigio, un ricordo, del caos primordiale: il nostro incoscio. Quello che la psicanalisi moderna ha espresso come un passaggio dall’incoscio alla coscienza, dall’Es al Super io, non è altro che un aspetto di questa creazione che deve continuare a compiersi in noi; un continuo passaggio dall’informe al formato e all’ordine. (In contesto ancora più mistagogico, questo continuo passare non è altro che il mistero pasquale della nostra salvezza, infatti, Pasqua, pesach in ebraico, è passaggio da uno stato all’altro, dal peccato alla grazia, morte alla vita, dalla schiavitù alla libertà, da creature a figli).

Lo Spirito Santo vuole aleggiare anche sul caos del nostro incoscio in cui si agitano forze oscure, impulsi contrastanti, in cui si annidano angosce e paure. San Paolo, in 1Cor. 2,10, afferma che lo Spirito scruta ogni cosa, ogni profondità. A chi ha problemi con il proprio inconscio, e quindi tutti gli uomini, non si può dare migliore consiglio che quello di coltivare una particolare devozione allo spirito Santo e di invocarlo spesso nella sua qualità di Creatore. Egli è il migliore psicanalista del mondo.

C’è poi un tempo della nostra giornata in cui è più necessario e più spontaneo fare l’esperienza della potenza creatrice dello Spirito, ed è il risveglio del mattino.

Ogni mattino, succedendo alla notte, è una vivida reminiscenza e un simbolo dell’uscita del mondo dal caos primordiale, dalle tenebre, e si rinnova il prodigio. La notte è come una ricaduta temporanea nel caos. Tramonta il sole e irrompe l’orrido caos, angosce, sogni, incubi, bene e male, realtà e irrealtà, tutto è mescolato e confuso nella notte. Tutto è informe, i sogni, a volte, sono senza tempo e senza colore. Di qui l’importanza di iniziare ogni nuovo giorno con lo Spirito Santo Creatore, perché trasformi il nostro caos notturno, nella luce della fede, della speranza e della carità. Le parole più belle con cui iniziare un nuovo giorno sono proprio i primi versi dell’inno “Vieni o Spirito creatore, visita le nostre menti”. Tutto l’inno deve servire come invocazione per passare nuovamente dal caos al cosmo, per emergere come nuove creature in Cristo grazie allo Spirito Santo Creatore.